Le guerre si iniziano con vari pretesti. Raramente il casus belli è motivato da ragioni che si riferiscono ai valori inalienabili dei diritti delle persone, ma non voglio addentrarmi in una analisi che sarebbe troppo lunga e non finalizzata agli attuali drammatici eventi.
L’attuale invasione, del preponderante
esercito Russo, della Ucraina è da condannare senza se e senza ma.
Mi chiedo quali sono i motivi che
hanno portato Putin ad una azione così folle.
Voglio riportare una semplice
analisi economica che forse mette in evidenza le ragioni economiche della
guerra.
I dati della World Bank sono molto
utili per analisi comparative. Nella analisi tutti i valori sono riferiti al
dollaro in valori costanti 2010.
Come evidenziato dalla tabella 1 nel 2019 (anno pre-pandemia) il PIL della Russia è pari a poco meno di 1.460 Mrd (miliardi) di dollari. Quindi ben lontano dagli oltre 13.000 Mrd della UE, o dagli oltre 19.000 Mrd degli USA. Il PIL dell’Italia, nel 2019, è pari a 1.915 Mrd di dollari quindi ben superiore a quello della Russia.
Anche come reddito pro-capite le cose sono abbastanza critiche, quello della Russia è un sesto di quello USA e un terzo della UE a 27 (Regno Unito escluso).
I dati relativi al 2020 mettono in
evidenzia le conseguenze globali della pandemia. Le variazioni anno 2020 su
2019 sono riportate nella tabella 2 e come si può leggere ci sono due
eccezioni. La prima è rappresentata dalla Lituania il cui PIL diminuisce di
solo 0,1%; la seconda riguarda l’Italia che con un calo del PIL dell’8,9% guida
la triste classifica del maggiore calo tra i paesi analizzati.
Analizzando l’andamento del PIL nel
periodo 2000 – 2019 è si evidenzia come i 9 paesi appartenenti all’ex “Patto di
Varsavia” e quindi di fatto soggiogati alla politica economica sovietica hanno
saputo riscattarsi con risultati economici incredibili. (vedi tabella 2).
Solo repubblica Ceca e Ungheria registrano
un incremento del PIL inferiore alla Russia.
Il disegno imperialistico di Putin
è abbastanza chiaro, e i dati economici lo dimostrano. Ricostruire la grande
area di influenza economica a cui la Russia è stata costretta a rinunciare con
il crollo del regime sovietico.
Putin colpevolizza i paesi suoi
vicini per aver aderito al sistema difensivo NATO, in realtà quello che più
teme si riferisce ai massicci investimenti che l’Europa ha deciso nell’ambito
delle energie rinnovabili. Se diventiamo meno dipendenti dal gas russo la sua
economia ne risentirebbe enormemente.
Gettare scompiglio, paura e caos
può essere molto vantaggioso.
Il contesto economico attuale sta
condannando la Russia ad un ruolo secondario e Putin vuole ribaltare questo
stato di cose ricorrendo alla forza e alle armi del suo enorme arsenale
militare.
L’economia russa non può
permettersi né una guerra di lunga durata ne una guerra su di uno scenario globale.
Le attuali sanzioni, ma soprattutto
una accelerazione negli investimenti energetici potrebbero rappresentare una
risposta adeguata.
Putin vuole fare con l’occidente
come il gatto con il topo. Farci “morire” lentamente dopo una serie di cinici “tira
e molla”.
Lo sappiamo e allora mettiamo in
campo, per evitare la terza guerra mondiale, le strategie del topo. Fingiamoci
“morti” non esacerbiamo il conflitto con riferimenti ai valori democratici che
ci contraddistinguono, ma rimbocchiamoci le maniche per dimezzare in 3-5 anni
il nostro deficit energetico e in 10 anni arrivare alla autosufficienza
energetica, nel 2030 a Putin non rimarranno che armi spuntate.
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