Prima parte.
Sono
veramente pochi quelli che in questi giorni spendono una parola in favore di Matteo
Renzi. Luigi di Maio lo ha definito “inaffidabile”, ma senti un po' da che
pulpito, anche i 5 Stelle che stanno assaporando gli agi del potere, dopo aver “portato
a casa” una riforma di facciata con la riduzione del numero di parlamentari,
adesso non hanno nessuna intenzione di metterla in pratica perché sanno che finirebbero
nell’angolo della politica e si ritroverebbero nella stessa situazione in cui
si trova Renzi oggi.
Torno
su Renzi. Personaggio per il quale non nego una certa simpatia e l’apprezzamento
per aver tentato una vera riforma costituzionale.
A
mio avviso la bocciatura della riforma avvenuta a seguito dell’esito del
referendum confermativo del 4 dicembre 2016 pesa come un “macigno” sulla vita
sociale ed economica del nostro paese.
La
riforma costituzionale, detta Renzi-Boschi, metteva fine al bicameralismo
perfetto che è fonte di una inefficienza del parlamento che è tangibile. Vedi
il ricorso continuo ai decreti leggi o al voto di fiducia, elementi che di
fatto ostacolano qualunque dibattito politico e riducono Deputati e Senatori a
meri “schiaccia-bottoni”.
L’attuale
riduzione del numero di rappresentanti non intacca minimamente il funzionamento
dell’apparato legislativo.
La
riforma Renzi-Boschi prevedeva anche la ridefinizione del potere esecutivo, per
evitare proprio quello che sta succedendo ora. La riforma costituzionale, inoltre,
metteva mano alla organizzazione amministrativa dello Stato con la abolizione
delle Province.
Modificando
il Parlamento era ovvio che si dovesse modificare anche la legge elettorale.
Oggi
siamo ancora punto e a capo perché nonostante il “taglio” dei parlamentari stiamo
ancora a discutere di legge elettorale.
Tanti
giuristi illustri si sono schierati “contro” la riforma costituzionale argomentando
che violava i “sacri” principi voluti dai “padri fondatori” la Repubblica.
In
realtà la riforma avrebbe riequilibrato i tre poteri fondamentali legislativo,
esecutivo e giudiziario. Quest’ultimo, in questo paese, dopo “tangentopoli” fa
e disfa quello che vuole, quindi la riforma, che avrebbe dato nuovo slancio e
impulso al potere legislativo, avrebbe intaccato il potere giudiziario.
L’errore
più grave Renzi lo ha commesso rinnegando il “patto del nazzareno”. È riuscito
a far eleggere Sergio Mattarella Presidente della Repubblica, ma a quel punto
Berlusconi gli ha “girato le spalle”.
Altro
grave errore strategico è stato quello della sopravvalutazione del risultato alle
elezioni europee del 2015. Alla fine di un percorso molto travagliato con la scissione
nel PD e il mancato appoggio di forze moderate centriste è rimasto solo.
La vittoria
del NO alla riforma costituzionale è stato quindi il risultato di una strategia
perdente, da quel momento Renzi si è “bruciato”.
Cosa
succederà nei prossimi giorni è difficile da prevedere.
La
fine anticipata della legislazione è auspicabile, ma…
Le
mie ulteriori riflessioni nella seconda parte, la prossima settimana.