Quello che sta succedendo tra Italia e Croazia con il contenzioso sul riconoscimento della denominazione del vino croato Prošek sta a dimostrare che l’Unione Europea, difficilmente potrà svolgere il ruolo di “grande potenza”; questo termine semplifica il concetto, ovvero, a livello globale si è costretti a “giocare” con regole imposte da altri, che, guarda caso, sono sempre i più forti.
Ma veniamo
al contenzioso.
Dall'ormai
lontano 1992 l’Europa ha legiferato in materia di produzione agricole tipiche.
La legislazione si è evoluta e per quanto attiene i vini DOP è in vigore il Regolamento
UE 1308/2013, integrato dal Regolamento delegato 2019/33 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019R0033&from=IT).
Il sintesi “La
denominazione di origine protetta (DOP) (di un vino ndr) identifica il nome di
una regione, un luogo specifico o, in casi eccezionali, un paese, utilizzato
per descrivere un prodotto le cui qualità e caratteristiche sono essenzialmente
dovute a un particolare ambiente geografico e che devono essere prodotte
all’interno di una determinata area geografica utilizzando competenze tecniche
riconosciute e registrate. Tutti i prodotti vitivinicoli con status di DOP
devono essere prodotti esclusivamente con uve provenienti dalla zona in
questione.”
Il testo
del regolamento UE (Vi ricordo che un regolamento UE è a tutti gli effetti norma
giuridica vincolante per tutti gli Stati Membri) è chiarissimo, il riferimento a
un paese, per es. l’indicazione di “Italia” è un requisito eccezionale.
L’Italia ha
registrato 3 denominazioni di vino che contengono il nome Prosecco: 1) Colli
Asolani - Prosecco / Asolo – Prosecco; 2) Conegliano Valdobbiadene - Prosecco /
Valdobbiadene - Prosecco / Conegliano – Prosecco; 3) Prosecco. Come potete constatare
in nessuno di questi è menzionata l’Italia.
Ciò detto gli
amici croati hanno tutto il diritto di presentare la domanda per il
riconoscimento del loro vino Prošek.
Le
produzioni tipiche sono tali perché fanno riferimento a zone, aree geografiche,
specifiche, e come tali una sono una piccola porzione di territorio dell’Unione
Europea.
Le osservazioni
sollevate dall’Italia testimoniano che in fin dei conti siamo tutti “sovranisti”.
Siamo europeisti
solo quando ci conviene.
Siamo contenti
se l’Europa ci permette di spendere a piene mani 200 miliardi di euro con il PNRR.
Si parla di
Europa in termini di coesione sociale, di condivisione di ideali, ecc.., ma poi
basta un po' di vino per mettere tutto in discussione.
Non ci
rendiamo conto che difendere la nazionalità per questo e quello è divisivo e
rende l’Europa sempre più debole.
Saranno
sempre gli USA, la Cina o la Russia a dettare le regole del grande Risiko
mondiale e a noi rimane solo il brindare a Prosecco. Una grande soddisfazione ?
!!!!
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