Il post del 22 maggio iniziava con un riferimento alla proposta del segretario del PD Enrico letta, di ripristinare la tassa / imposta di successione per finanziare un bonus di 10.000 euro da dare ai giovani.
È stato il
“pretesto per riflettere” su cosa sono le tasse e cosa sono le imposte.
Che cosa
poi ci faranno i giovani con questi 10.000 euro io non l’ho capito.
La proposta
Letta è piccola cosa rispetto all’accordo raggiunto dal G7 per una tassa / imposta
per le grandi multinazionali.
Queste
decisioni “globali” possono provocare danni immensi. Possono minacciano la
democrazia, perchè diventano il “tarlo” che corrode i principi di libertà e
progresso.
I toni
sulla stampa nazionale, commentando l’accordo, sono spesso trionfali.
Finalmente i super ricchi, i padroni delle multinazionali, pagheranno le tasse e
i governi potranno distribuire quello che incassano ai poveri con servizi
migliori e più efficaci piani di assistenza.
L’adozione
di una tassa globale presenta aspetti applicativi non indifferenti perché è
necessaria la trasparenza di tutte le transazioni e la tracciabilità i dei
flussi finanziari tra tutte le nazioni del mondo. Al momento si valuta che sono
più di 130 paesi che dovrebbero essere coinvolti in questa grande operazione di
tassazione globale. Le grandi multinazionali sarebbero più di 100.
Chi è
interessato ad avere un “quadro” globale sulla futura global tax può scaricare
il documento sul sito dell’OECD https://www.oecd.org/tax/beps/brochure-addressing-the-tax-challenges-arising-from-the-digitalisation-of-the-economy-july-2021.pdf
I governi negli
ultimi 10-15 anni hanno adottato, dopo la crisi finanziaria del 2008 e la successiva
crisi economica, piani di finanziamento pubblico imponenti. Hanno immesso nel
sistema economico una massa di liquidità impressionante. L’obiettivo era quello
di far ripartire l’economia mondiale facendo crescere il PIL. Gli stati più
virtuosi hanno utilizzato questi soldi per investimenti produttivi. In altri
stati tra cui l’Italia, governi deboli, hanno perseguito politiche rivolte ad
accrescere il consenso popolare. Una gara a chi la “sparava” più grossa. Basta
tassa sulla casa es. abolizione dell’ICI o IMU; anticipazione al reddito da
pensione, es. “quota 100”; welfare per i giovani, es. “reddito di
cittadinanza”; una pioggia di agevolazioni fiscali per spese su investimenti,
dalla detraibilità degli ammortamenti ai vari “bonus” di cui ormai abbiamo
perso il conto sia per settori convolti, dal recente acquisto per i televisori
al 110% per le ristrutturazioni “ambientali” degli edifici.
I governi,
sia quelli virtuosi sia per quelli tipo “cicala” si stanno rendendo conto che devono
elaborare piani di “rientro” finanziari, perché nel lungo periodo si corre il
rischio di un dissesto globale dalle conseguenze drammatiche.
Economia
globale uguale a tassazione globale diventa, pertanto, una equazione inevitabile.
Mi pongo un
quesito, mosso da principi economici liberali, è equo che ogni attività
produttiva con una diffusione globale in un mondo globale, che genera profitto,
sia soggetta a tassazione?
La “global
tax” può diventare lo strumento della anti globalizzazione perché le scelte
imprenditoriali saranno condizionate dai differenti sistemi fiscali dei singoli
paesi (vedi “secondo pilastro” della proposta).
La
globalizzazione, pur con tante contraddizioni e tanti limiti, ha determinato
una crescita senza precedenti, se ora la rinneghiamo vuol dire che si tornerà
ad adottare politiche protezionistiche e dal protezionismo all’autarchia il
passo è breve, molto breve.
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