Quello
che sta provocando l'epidemia da covid-19 lo possono constatare tutti. Le
conseguenze si protrarranno per un tempo ben maggiore rispetto alla fine
dell'emergenza sanitaria. Per farla breve ci leccheremo le ferite di questa
catastrofe per un bel po’.
Come
per tutti i grandi eventi che capitano in questo mondo i momenti difficili
possono dar corso a processi innovativi, rigenerativi con ripercussioni
positive nel lungo periodo. Con un detto banale "non tutto il male viene
per nuocere".
Stiamo
combattendo la diffusione del virus con strumenti che sanno di medio evo,
isolare e quarantena. Con le grandi pestilenze, nei secoli passati, si
costruivano lazzaretti, e si costringeva la gente alla quarantena.
Mi
stupisco, però, che il mondo informatizzato che fa della comunicazione il
principale strumento di relazione, metta in campo i suoi strumenti più semplici
e quasi banali.
Tutto
bello, siamo "social" con Facebook, Skype, WhatsApp, FaceTime e mille
altre piattaforme e app.
Facciamo
lezione on line, il terziario, in Italia, ha scoperto lo smart working e così
via, sono veramente tante le cose che stiamo facendo da casa utilizzando il
computer.
Mi stupisce il fatto che non si utilizzano metodi innovativi per contrastare la diffusione del
virus.
Mi
riferisco alla possibilità di utilizzare in modo puntuale l'enorme mole di dati
che derivano dai nostri comportamenti quotidiani e che vengono di fatto
registrati e archiviati.
Si
può obiettare che tutto ciò è protetto dalla legge sulla privacy ma io dico a
"mali estremi estremi rimedi".
Con
gli algoritmi messi a punto nel campo dell'intelligenza artificiale potremmo utilizzare
l'enorme massa di informazioni che generano i nostri smartphone.
Ad esempio,
si potrebbero creare mappe di rischio puntuali, anche a livello di quartiere, che
ci permettono di sapere quali sono le aree nelle quali le persone infette si
sono mosse nei giorni nei quali avevano i primi sintomi sottovalutandoli.
La
Corea avrebbe ridotto il contagio facendo migliaia di tamponi, a persone non
sintomatiche non rispettando le indicazioni dell'OMS, ma avrebbe più
efficacemente circoscritto le zone nella quali il contagio è più probabile.
I
miei post precedenti facevano riferimento ad una opzione offerta da Google Map,
ma se ne potrebbero utilizzare altre fonti.
Così
come è stato emanato un decreto che prevede la chiusura di tutte le attività,
escluse quelle produttive, si potrebbe decretare un "esproprio" di tutte
le informazioni "digitali".
Questa
emergenza è addossata alla encomiabile dedizione di medici e infermieri e alle
strutture ospedaliere che devono affrontare una emergenza sanitaria mai immaginata.
Mi
chiedo ancora perché non si fa "sistema" con la componente digitale
della nostra società. Ci sono matematici, fisici, ingegneri elettronici che
hanno competenze incredibili utilizziamoli.
Forse
per questa emergenza si ritiene che ci siano altre priorità ma l'opportunità
offerta dalla Intelligenza Artificiale non la sottovaluterei.