Lo
studio dell'ONU riguarda tutti i paesi. In questo post mi soffermo solo sull'Italia,
allargare l'orizzonte sul mondo sarebbe importante, lo farò in un altro post se
ne avrò il tempo. Le scienze attuariali stimano l'andamento demografico perché questo
aspetto è importante sotto tutti punti di vista, da quelli della ricchezza
prodotta al welfare, dai consumi, al risparmio, ecc.
Lo
studio dell'ONU ha elaborato nove scenari possibili che prendono in
considerazione i tre elementi principali che condizionano l'andamento
demografico: la natalità, la mortalità e il flusso migratorio. Nel grafico sono
riportati i risultai ottenuti.
Elaborazioni su dati ONU: World Population Prospects 2019 - https://population.un.org/wpp/Download/Standard/Population |
I
dati stimati sono tanto più affidabili quanto più ci troviamo all'inizio del
periodo, è ovvio che per una stima a 80 anni la "forbice" tra gli
scenari si allarga sempre più.
Dalla
tabella si osserva che la differenza tra lo scenario "peggiore"
ovvero quello a bassa natalità indicato "Low varian" (popolazione di
poco superiore ai 27 milioni di abitanti) e quello "migliore",
denominato "Instant replacement", (in questo caso il modello prevede
che la dinamica demografica tende costantemente ad equilibrarsi ed il tasso di
sostituzione netto nel lungo periodo rimane pari a 1) è di quasi 33 milioni,
quindi una differenza molto marcata.
Elaborazioni su dati ONU: World Population Prospects 2019 - https://population.un.org/wpp/Download/Standard/Population |
Possiamo
quindi concludere che la popolazione italiana alla fine di questo secolo si
riduca di ca 20 milioni di individui.
La popolazione
italiana dimezza (poco più di 30 milioni) nel caso in cui in flussi migratori
si annullano "Zero migration". In ogni caso ci deve preoccupare che
nessun scenario elaborato prevede un aumento della popolazione; solo un consistente
aumento del tasso di natalità può ridurre il pesante calo demografico.
Le
stime dell'ONU possono essere confrontate con quelle di una analoga previsione
fatta dall'Istat che però ha un orizzonte temporale più breve, solo fino al
2065.
Elaborazioni su dati Istat: Previsioni della popolazione 2018 – 2065 - http://dati.istat.it |
Le
stime sulla popolazione ci permettono di effettuare elaborazioni sulla
numerosità per classi di età.Le
classi di seguito riportate sono abbastanza arbitrarie.
Elaborazioni su dati ONU: World Population Prospects 2019 - https://population.un.org/wpp/Download/Standard/Population/
Elaborazioni su dati Istat:
Previsioni della
popolazione 2018 – 2065 - http://dati.istat.it/
|
L'incidenza
% della popolazione tra le classi si modifica soprattutto nella classe 20 –
50 e in quella superiore ai 70 anni, non vi sono differenze sostanziali tra
gli scenari ONU e quelli Istat.
La
popolazione fino a 20 anni, fa riferimento ai giovani in età scolare e quindi
non lavorano. I 20 anni possono considerarsi un'età media perché ci saranno
giovani che proseguono gli studi all'università e quindi dai 18-19 anni possono entrare
nel mondo del lavoro.
I
modelli educativi dovranno modificarsi radicalmente. La scuola attuale è
strutturata su un modello che si è sviluppato tra fine '800 e primi '900 quando
cioè la popolazione era in crescita e soprattutto le conoscenze scientifiche
sono letteralmente esplose. Nel futuro una parte delle competenze scientifiche
potranno essere demandate ad automi? Quante attività umane potranno essere
assolte dai robot? Tutto ciò potrebbe modificare i percorsi formativi e anche la durata media degli studi.
La
percentuale della popolazione compresa tra i 21 e 50 anni è in sensibile calo.
È un dato preoccupante perché si tratta della forza lavoro più significativa.
Tra i 30 e 50 anni siamo nel pieno delle nostre forze e capacità quindi un calo
assoluto e contemporaneamente un calo percentuale potrebbe portare a società
più "ingessate" perché le altre classi sono maggioritarie e
potrebbero far valere posizioni più conservatrici.
I
dati ONU e Istat non divergono molto se si confrontano le incidenze percentuali
nella classe da 51 a 70 anni. In termini numerici il calo riguarda milioni di individui che
saranno ancora in età lavorativa. La diminuzione della popolazione e
l'incremento della vita media avranno come naturale conseguenza l'aumento del
periodo lavorativo.
La
classe degli ultrasettantenni aumenterà nel periodo 2020 - 2100 sia in termini assoluti che in termini percentuali. L'Istat prevede che i centenari siano oltre 120.000, pensate che nel 2020 sono stimati in ca. 14.000.
Credo che i giovani devono essere maggiormente informati su queste dinamiche perché dovranno affrontare contesti di cui oggi non sappiamo valutare l'impatto.
Credo che i giovani devono essere maggiormente informati su queste dinamiche perché dovranno affrontare contesti di cui oggi non sappiamo valutare l'impatto.