Il 2018 è finito con l'approvazione, scontata, della legge
di bilancio. Il parlamento è stato per l'ennesima volta privato del suo ruolo
fondamentale, come teorizzato negli stati democratici, che è quello di rappresentare
il popolo. Dal 4 marzo è apparso sempre più chiaro che il potere esecutivo (Governo)
intende esercitare anche il potere legislativo (proprio del Parlamento, e salvo
situazioni eccezionali), sono infatti due gli slogan che si alternano, quello
di "governo del cambiamento" e "governo del popolo". Tra le affermazioni di Beppe
Grillo dopo il 4 marzo c'è anche quella nella quale dice che i parlamentari si
potrebbero estrarre a sorte, perché la loro funzione è solo quella di schiacciare
un bottone sulla base delle indicazioni ricevute dai "capi". Alla
faccia del fondamentale principio della autonomia e indipendenza dei tre poteri
fondamentali dello Stato, quello esecutivo, legislativo e giudiziario.
Alla votazione sulla fiducia al governo mancavano all'appello
10 deputati del M5S, e ieri ne sono stati espulsi 2 ai quali si sono aggiunti 2
senatori. Il movimento / partito si sostituisce al giudizio degli elettori, scherziamo?!!!
e questo dovrebbe essere un movimento democratico? Ne dubito fortemente.
I leader politici al governo enfatizzano i contenuti di
questa manovra economica e finanziaria ma basta un dato per capire che ci
stanno prendendo in giro.
La legge ipotizza il rapporto deficit PIL al 2,04 %.
Questo numero viene sempre espresso in positivo ma il
significato è profondamente negativo.
Il deficit è la differenza tra quanto entra e quanto esce
dalle casse dello Stato, ovvero le uscite sono maggiori delle entrate, quindi
si registra una perdita.
La perdita ammonta al 2,04% rispetto alla ricchezza prodotta
dalla nazione nel 2019. Nel 2018 il PIL italiano è stimato in ca. 1.745
miliardi di euro. Per farla breve e con un calcolo banale vuol dire che il disavanzo
del bilancio dello Stato è pari a oltre 35 miliardi di euro. Questi sono soldi
che "qualcuno" deve "prestare" allo stato. Pensate che Di Maio
si vanta di "aver" trovato i soldi e Salvini ci racconta la frottola
di aver "restituito" agli italiani 20 miliardi di euro.
Il disegno strategico di questo governo è tutto un azzardo:
la spesa assistenziale che diventa fattore di crescita (cosa che non si è mai
verificata in un'economia di mercato); la vittoria dei partiti populisti alle
europee di maggio per annullare il controllo della UE sulle politiche economiche
nazionali, ma nessuno dei leader politici europei amici di Salvini e Di Maio
sono disposti a mettere a rischio la stabilità dell'euro per dar seguito alle
politiche economiche dissennate del nostro governo; la mancanza totale di una forza
alternativa a questo governo.
L'unica minaccia a questo esecutivo potrebbe venire dai
parlamentari giallo verdi nel caso in cui i risultati dell'azione di governo si
dovesse dimostrare catastrofica nel giro di pochi mesi. Calo del PIL, aumento
della disoccupazione, crollo degli investimenti spread sopra quota 400. Si
tratta di uno scenario inquietante e nessuno può auspicarlo ma non può essere scartato.
Ci attende un 2019 veramente difficile.