domenica, dicembre 29, 2019

Dimissioni del Ministro Lorenzo Fioramonti: un caso emblematico.


Le ragioni delle dimissioni sarebbero i 3 miliardi di euro che il Ministro Fioramonti voleva mettere tra le spese del bilancio a favore di scuola, università e ricerca.
A copertura di questo budget, nuove tasse. L'economista "della decrescita" non ha escogitato nulla di poi tanto originale!
Questo è quanto accade ogni giorno nella pubblica amministrazione, ogni progetto non prende minimamente in considerazione se è possibile mobilitare risorse senza gravare sul bilancio dello stato, della regione, della provincia e del comune.
Per la ricerca e l'Università si potrebbe fare molto, moltissimo a costo "zero".
La gestione della ricerca è gravata da una tale burocrazia che sono pochissime le imprese che decidono di finanziare o cofinanziare importanti progetti di ricerca. Le convenzioni che vengono pattuite, nella maggior parte dei casi, prevedono il trasferimento di fondi dal privato all'università e conseguentemente la responsabilità della gestione amministrativa è della struttura di ricerca con tutti i lacci e laccioli della italica burocrazia.
Tutti questi vincoli fanno sì che le fonti del finanziamento della ricerca in Italia si basa prevalentemente su finanziamenti pubblici ad un livello assai inferiore rispetto alle nazioni con le quali dobbiamo competere (dati OCSE).
Sono convinto che se si riformassero le modalità con le quali le imprese possono finanziare la ricerca si genererebbe un flusso di capitali rilevantissimo. La condizione è quella di una gestione manageriale della ricerca in ambito universitario.
Si dovrebbe dar luogo ad una vera "autonomia" liberalizzando l'intera attività di ricerca.
Tre esempi possono dimostrare le ragioni del modesto finanziamento privato della ricerca.
Primo.
Le imprese possono finanziare borse di studio per il dottorato di ricerca. Bene. Questi soldi vengono incamerati dall'Ateneo e a questo punto per assegnare la borsa è necessario emettere un bando con tutto ciò che potete ben immaginare, scartoffie e burocrazia. Il tutto viene fatto sulla base del principio che in quanto fondi pubblici la borsa può essere assegnata solo sulla base di un concorso pubblico, e quindi al più "meritevole". Tutto giusto, ma sulla carta, perché sappiamo perfettamente che se vogliamo realizzare un progetto nei tempi e nei modi previsti abbiamo bisogno di uno dottorando bravo e capace e ce lo possiamo scegliere come fanno tutte le aziende quando hanno bisogno di un dipendente bravo per una determinata mansione.
Si può ovviamente sbagliare, a quel punto si dice, mi dispiace ma non sei all'altezza e si sceglie qualcun altro.
Secondo.
In ambito universitario, si possono stipulare convenzioni di ricerca ad interesse prevalente per il committente. Queste convenzioni sono gestite con modalità differenti tra gli Atenei, ma tutte prevedono la determinazione di un utile che deve essere pari ad una quota percentuale dell'ammontare del progetto. L'utile, pertanto, per il committente rappresenta un costo. L'ammontare dell'utile viene ripartito tra molte "figure", una quota a chi ci lavora direttamente, responsabile della ricerca e i suoi diretti collaboratori, e una quota che viene invece destinata, con modalità differenti, a tutto il personale tecnico amministrativo.
Questo sistema è di tipo "Ancien Régime" perché si basa sul principio di equa ripartizione di risorse che in realtà non è altro che il risultato di una azione lobbistica sindacale.
Terzo
Tutte le spese previste dal progetto, quelle di funzionamento o per eventuali investimenti, sono soggette alle norme della contabilità della pubblica amministrazione, insomma un mare di burocrazia da far tremare i polsi a chiunque.

Ieri il premier Conte, durante la conferenza stampa di fine anno, ha dichiarato che ci sarà un Ministro per l'Università e la ricerca scientifica.
Il lavoro non gli mancherà perché se vorrà fare veramente il bene del paese e degli studenti deve liberalizzare, liberalizzare e liberalizzare.
Il cambiamento che tutti noi invochiamo abbia inizio dall'Università.
Basta con la burocrazia asfissiante.
Basta con i concorsi pubblici che non premiano certamente i migliori.
Basta con una ricerca auto referenziata che ha l'unico scopo di ottenere "score" vantaggiosi ai fini carrieristici.
Basta con regole di accesso ai giovani sempre più penalizzanti e frustranti.
Basta con percorsi didattici 3+2 fatti di una infinità di regole che di fatto impediscono la mobilità degli studenti e creano "gabbie" culturali.

Le prime dichiarazioni del Ministro Gaetano Manfredi (già Presidente della Conferenza delle Università Italiane – CRUI) non lasciano ben sperare perché già si lamenta dei pochi soldi a disposizione e quindi vuole "battere cassa". Speriamo che cambi registro, la speranza è sempre l'ultima a morire.

mercoledì, novembre 13, 2019

Tassa sullo zucchero: decisamente amara


Chissà come andrà a finire, tassa si, tassa no, in ogni caso anche questo è un esempio di come lo Stato ci inganna.
La salute dei cittadini / sudditi è solo un pretesto.
Sulla base delle indicazioni dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il consumo di zuccheri semplici (es. saccarosio, fruttosio, lattosio, ecc..) non dovrebbe superare il 10 % del fabbisogno calorico dell'individuo. Il calcolo del fabbisogno espresso in grammi è presto fatto, supponendo un fabbisogno calorico medio (tra uomini e donne) di ca. 2400 Kcal e sapendo che un grammo di zucchero apporta 4 Kcal si determina che il fabbisogno medio giornaliero di zucchero è di ca. 60 grammi e il fabbisogno annuale si può aggirare sui 22 Kg.
Mi riferisco ovviamente a tutto lo zucchero da quello nel caffè a quello nei dolci da quello nelle bibite a quello nel gelato.
La quantità di zucchero nelle bibite è veramente rilevante si va dal 10 al 13 % il che vuol dire che un litro di bevanda contiene dai 100 ai 130 grammi di zucchero. Pensateci, d'estate si fa presto a berne un litro.
Il consumo di zucchero, mi riferisco al saccarosio, è in costante aumento. Il calcolo del consumo pro-capite non è semplice e viene stimato. Una fonte autorevole è quella della FAO che ci permette di fare confronti tra i paesi. Ad esempio, in Italia il consumo pro-capite di zucchero è pari a 30 Kg all'anno (estratto dalla barbabietola o dalla canna è la stessa cosa, sempre saccarosio è. Non credete alla bufala che lo zucchero di canna è "più naturale" perché di colore bruno, è solo una questione commerciale). Ci sono nazioni che ne consumano ben più di noi ad esempio in Svizzera il consumo pro-capite supera i 40 Kg (sempre dati FAO). In Francia e Germania il consumo è rispettivamente di 35 e 36 Kg.
Dai dati esposti è facile comprendere che si consuma almeno il 30% di zucchero in più di quello che ci serve.
Fatta questa premessa con "numeri" veri veniamo alla tassa.
Consumiamo troppo zucchero e questo ci fa male, obesità, diabete, pressione sanguina, ecc..
Abbiamo uno Stato che ci tiene tanto alla salute dei propri "sudditi" e allora facendo riferimento alla più consolidata legge del mercato se si aumenta il prezzo diminuiscono i consumi, ecco pronta una nuova tassa fatta per tutelare la salute dei cittadini.
Ma voi ci credete a una panzana simile.
Se si vuole ridurre il consumo di zucchero la cosa più importante è fare una campagna di educazione alimentare, diffondere in modo capillare tutti i rischi legati all'eccesso nel consumo di zucchero e al rischio diabete di tipo 2. Educazione che dovrebbe iniziare dalla scuola dell'infanzia. Ci vogliono tempi lunghi.
Se proprio la tassa la vogliamo mettere si dovrebbe dichiarare in modo esplicito che cosa vogliamo fare con i soldi incassati.
In Italia, al contrario di altri paesi la sanità è pubblica, pertanto un medico mi costa sia se fa prevenzione per il diabete sia per qualunque altra malattia.
Il diabete ha un costo sociale molto elevato che si misura sia come spesa sanitaria (costo diretto, medici, cure, farmaci, ecc..) sia come riduzione delle capacità umane (costo indiretto, difficoltà a lavorare, a studiare, a relazionarsi ecc..). In tempi brevi difficile verificare o poter misurare la riduzione del costo diretto, e per una riduzione del costo indiretto ci vuole almeno una generazione.
L'obiettivo dichiarato dal Governo è quello di indurre comportamenti più "virtuosi" e allora anziché mettere una tassa sulle bevande zuccherate (che poi non sono le uniche colpevoli, vedi il gelato) perché non si riduce la tassazione sulle bevande con poco zucchero o addirittura senza zucchero? Non è molto più semplice. Perché prendere da una mano per dare dall'altra?.
Meno tasse, meno costi, meno burocrazia, ad esempio, questa bevanda si quella no, Coca Cola si, l'italico Chinotto no, ecc..pensate alle polemiche.
Se si "apre" ad una tassazione sui cibi, possiamo iniziare con lo zucchero, per poi arrivare al grasso, alle proteine e per finire al sale.
La tassa sullo zucchero non ha come obiettivo la salute dei cittadini ma quello di fare cassa e ogni pretesto è buono.
In Italia siamo messi così, anche lo zucchero è diventato amaro.

sabato, settembre 07, 2019

L'acqua si usa, non si consuma


Nella quotidianità alcune notizie, delle tante di cui veniamo a conoscenza, stranamente non "entrano ed escono" dal cervello, se ne stanno lì, in attesa un po’ come in una sala d'aspetto. Nel mio caso quando mi sveglio al mattino, generalmente presto, si combinano e ne traggo spunti e riflessioni. Questa è la ragione di questi post mattutini.
Veniamo al caso di queste tre notizie che hanno "generato" tre considerazioni.
La prima. La newsletter Statista, ottimo ed efficace servizio statistico privato riporta che per produrre una maglietta e un paio di jeans servono 20.000 litri d'acqua (vedi link), penso tanti, si dice sempre di quanta acqua serve per produrre un kg di carne!
Seconda notizia. Alla radio, credo su Radio24, si riferisce che si consumano 10.000 litri di acqua per produrre un kg di cane, che spreco.
Terza notizia. Zappingando prima di cena su Sky un documentario relativo alle missioni spaziali riferisce che il problema maggiore è l'acqua e descrive tutte le tecnologie per "riciclare" tutta l'acqua e si arriva ad un valore di ca. il 95%. In pratica gli astronauti si bevono la propria urina e il proprio sudore. Nell'astronave si riproduce in "piccolo" il ciclo dell'acqua.
Le considerazioni.
Prima. L'acqua non si consuma ma si usa. Sulla terra la quantità di acqua è determinata, infatti si parla di "ciclo dell'acqua". L'acqua è presente in differenti stati (liquido, gassoso e solido) e in differenti luoghi, ma è sempre la stessa. L'acqua è indispensabile per tutti tutte le reazioni chimiche che avvengono negli esseri viventi, ma non si consuma. Nelle reazioni cambia di stato. Esempio banale. Per cuocere la pasta è indispensabile usare (sottolineo la parola usare) l'acqua. Nella pentola metto una certa quantità d'acqua, la maggior parte la "scolo", un pò evapora mentre l'acqua bolle e un'altra piccola parte rimane nella pasta. Se riuscissi a fare il "bilancio" tutto torna al 100%.
Seconda. 10.000 litri di acqua per un kg di carne una follia!!! Che speco!!! Leggete l'articolo su questo link. Il sito si chiama non sprecare. Ma sapete quanti litri d'acqua piovono mediamente su un ettaro di superficie (un ettaro corrisponde a 10.000 mq e sappiate che un campo da calcio ha una superficie di ca. 8.000 mq) in un anno in Emilia-Romagna? Ve lo dico 9.240.000 litri. (dati da "Atlanteclimatico dell'Emilia-Romagna 1961-2015 edizione 2017 edito dall'ARPAE (Regione Emilia-Romagna). Un vitellone produrrà ca. 350 kg di carne vuol dire che utilizza ca. 3.500.000 litri di acqua. Come potete constatare l'acqua utilizzata per produrre la carne è poco meno di un terzo di quella che piove su un ettaro. Niente di più naturale.
Terza. Dire che si consumano 10.000 litri di acqua per un kg di carne fa un grande effetto.
In questo momento il consumo di carne è demonizzato e si usano dati veri in falsi contesti per dare credito ai propri convincimenti.
Non è una fake news ma non essendo contestualizzata assume un significato completamente diverso. Prima di tutto l'acqua non si consuma ma si utilizza e quindi ritornerà a disposizione. La quantità di acqua necessaria per la carne fa riferimento a quanto è necessario per coltivare i campi esattamente come per produrre il cotone con la quale sono fatti maglietta e jeans.
Meglio non pensare a tutte le "notizie" che vengono "manipolate" allo stesso modo.

giovedì, settembre 05, 2019

Partiti e governi: una questione di colori.


Ho votato per le elezioni politiche la prima volta nel 1974
I colori erano questi: bianco = Democrazia Cristiana (DC); rosso = PartitoComunista (PCI) al rosso apparteneva anche tutto il mondo socialista con tante sfumature (non di grigio…) dal "tradizionale" Partito Socialista (PSI) all'estrema sinistra di Democrazia Proletaria (DP), questi ultimi più rossi del PCI. al rosa pallido dei Socialisti Democratici (PSDI); verde = Partito Repubblicano e infine il nero = Movimento Sociale (MSI-AN), anche se il simbolo del partito era quello di una fiamma tricolore.
Bei tempi quelli, colori ben definiti, anche se in ciascuno dei partiti non mancavano le sfumature, ovviamente più o meno accentuate.
I governi erano dominati dal bianco della DC, perché il bianco è un colore acromatico, è il colore della luce, si ottiene cioè dall'insieme dei tre colori primari, il verde, il blu e il rosso.
La DC era anche detta la "balena bianca" proprio perché ingombrante e inglobante, tante visioni diverse.
Tra i partiti del 1974 mi sono dimenticato del Partito Liberale (PLI) (quello di Giovanni Malagodi, se lo ricorderanno quelli che hanno i capelli bianchi come i miei) che si presentava con il tricolore. Siccome non era né bianco, né rosso, né verde è sparito.
Nel tempo i colori restano ma i partiti che fine hanno fatto?
Con la caduta del muro di Berlino e con tangentopoli tutto si sconvolge, i rossi del PCI e i socialisti del PSI non sanno più che colore prendere, via il rosso, poi un po’ di bianco (vi ricordate la "margherita"), anche perché i bianchi della DC si scompongono in un "arcobaleno". Il verde subisce delle metamorfosi politiche simili a quelle di un camaleonte. Il verde da repubblicano diventa prima verde ambientalista e poi verde leghista.
In tutto questo turbine di colori mi stavo dimenticando di Forza Italia che nel 2006 (ho controllato su Wikipedia) aveva un simbolo nel quale emergeva l'azzurro italico, con la scritta in bianco "Vota Berlusconi".
Soffermiamoci un attimo sul "tricolore". Del Partito Liberale ho già detto è sparito, ma pensateci un attimo il tricolore che appare sia per il PD che per Forza Italia è davvero azzeccato? Spariranno anche loro?
La Meloni con Fratelli d'Italia ha ridotto la "fiamma" missina ad una sorta di lumino da cimitero, forse perché ha capito che troppi colori nel partito non giovano.
Il M5S ha nel simbolo molti colori, il bianco, il rosso, il nero, forse per il colore delle stelle gli è stato attribuito il colore giallo. Mah! Saperlo.
Con tutti questi colori a disposizione è nato prima il governo giallo-verde, che si è sbiadito rapidamente e adesso quello giallo-rosso.
Si tratta di un passaggio di colore interessante perché mica lo hanno battezzato governo giallo-tricolore, vuol dire che il PD di oggi è la sinistra rossa di ieri? Se così è siamo ben messi!!!
Morale, tutti questi colori ci fanno girare la testa.
A quando un bel monocolore?
Ci tocca rimpiangere quello della DC.

lunedì, agosto 26, 2019

Una analisi politica


I giornalisti esperti di politica hanno avuto argomenti a non finire per riempire pagine e pagine dei giornali. Ci hanno però riferito solo di tatticismi, sulla probabilità che in caso di elezioni possa vincere questo o quel schieramento. Al tempo stesso anche se tutti i protagonisti si affannano a dire che non sono interessati alla "poltrona" quando poi si deve decidere chi sulla poltrona si deve sedere, guarda caso, le cose si fanno molto più complicate. Anche perché, se non è il tuo sedere a sederci sopra vuoi che ci vada quello del tuo amico, quindi, vuol dire che l'interesse alla poltrona c'è, e come!!!
La politica di questi giorni è quella con la "p" minuscola, quella che, per oggettiva mancanza di visione e progettualità, da parte dei principali attori / personaggi politici non ci permette di uscire dalla crisi socioeconomica che ci caratterizza da più di 20 anni. Ecco come stanno le cose a parer mio.
M5S
I 5 stelle hanno dato ampia dimostrazione di non essere in grado di governare. Sono, parafrasando le loro parole, il movimento del NON cambiamento. Le loro azioni politiche sono concepite nel più autentico spirito assistenzialista e statalista, i comunisti sapevano fare di meglio. Non sono neanche forza rivoluzionaria e pensare che di rivoluzione avremmo veramente tanto bisogno. Propongono la riduzione dei parlamentari ma non si rendono conto che i nostri problemi sul funzionamento dell'apparato politico non sono solo una questione di numeri ma di "procedure" come ad esempio il bicameralismo perfetto o la farraginosità del processo decisionale.
I modesti successi sono attribuibili a personaggi "presi" dal M5S in ambito simpatizzanti, vedi Presidente Conte. I "puri" M5S una frana, capeggiati da "Toninulla", ma anche Di Maio sa fare solo il furbetto, ma con i giochetti e le astuzie prima o dopo la si paga.
PD
Per il PD è come entrare in una vecchia casa che è rimasta chiusa da tempo. Senti odore di muffa, l'umidità ti penetra nelle ossa e ti da subito una sensazione spiacevole. Per non dire dello sconforto nel vedere i mobili impolverati, opachi e un po’ squinternati, leggi personaggi politici. Io in Zingaretti ci vedo il nulla; un po’ di Bersani, un po’ di D'Alema, insomma un po’ di tutto il peggio del PD di questi ultimi anni. Per contrapposizione si potrebbe dire che in Zingaretti non c'è il peggio di Renzi o della Boschi, ma capite bene che questo ne fa un "ermafrodita politico" dal quale è impensabile che esca un progetto e una visione credibile per il futuro del paese.
Forza Italia
Se per il PD la sensazione è quella di una casa vecchia e chiusa da tempo, per Forza Italia la similitudine fa riferimento ad un rudere romano scoperto in un deserto. Pietre corrose dal tempo in equilibrio instabile.
Berlusconi è ossessionato da sé stesso, come il campione al quale è stato "strappato" il record conquistato ma non lo ammette. Ha 82 anni e si vedono tutti. Si circonda di sudditi ossequiosi e osannanti. Tutto questo provoca fastidio. Le forze interne che vorrebbero far tesoro del patrimonio politico culturale liberale, riformista e progressista non riescono a far breccia nel muro del conservatorismo.
Fratelli d'Italia.
Sono un partito di destra che fa di tutto per occupare la posizione di centro che Forza Italia non riesce più a rappresentare. Al momento il partito è stato premiato da una opposizione intelligente. C'è del buono nella Meloni, ma ha una eredità "pesante". Il suo elettorato è fortemente legato all'apparato burocratico – amministrativo e pertanto molto più conservativo di come appare. Insomma, ci sono ancora elementi contraddittori es. euro si euro no.
Lega ex Lega Nord.
Troppo spesso ci si dimentica che Salvini ha "trasformato" la Lega Nord in Lega e solo con questa operazione di marketing politico è riuscito a rianimare un partito praticamente morto. L'uomo è bravo, ha dimostrato di essere un capopopolo di antica memoria che sa utilizzare tutti gli strumenti mediatici di questi tempi, compreso il linguaggio rozzo e strafottente sul modello della trasmissione "La zanzara" condotta dal bravo Cruciani di Radio24. Ma il successo non l'ho fa ragionare da politico e questo è male. In questi mesi si è appropriato delle argomentazioni "rivoluzionarie" del M5S, come quella della democrazia partecipativa. La crisi di governo me l'ha chiesta la piazza, il popolo che incontro nelle discoteche e negli incontri con gli imprenditori, ecc. Crede che sia possibile fare un "frullato" che ha come ingredienti le politiche liberali (TAV, riforma della burocrazia e ridimensionamento del potere giudiziario), quelle stataliste assistenzialiste (quota 100 e nazionalizzazione di Alitalia) e quelle isolazioniste (noi siamo i più bravi e possiamo fare a meno dell'euro e dell'Europa) In tutto ciò dimostra una profonda ignoranza e non si rende conto che questo ci porta dritto dritto a diventare un "Venezuela" mediterraneo.
Il premier Conte lo ha strigliato per i comportamenti ambigui ma in realtà ne ha messo in evidenza la pericolosità per la visione politica.
Conclusione
Siamo messi male, molto male.
Come hanno scritto illustri giornalisti come ad es. Panebianco, Galli della Loggia e Mieli le componenti "sane" della società italiana, dagli imprenditori ai professionisti, dagli innovatori agli "inventori", lavoratori e impiegati che ogni giorno in modo coscienzioso e responsabile adempiono al proprio dovere, non sono in grado di fare sistema ed esprimere una forza in grado di proporre una politica con la P maiuscola.
Siamo condannati al declino e alla mediocrità?
Oggi dico di sì. Sia che si vada al voto sia che si costituisca un governo fotografia in negativo di quello dimissionario.
Domani, è un altro giorno.
Mi scuso per questo lungo post e spero sia stata una buona lettura.

giovedì, agosto 15, 2019

Un anniversario: 250 anni fa nasceva Napoleone Buonapate

250 anni fa nasceva Napoleone Buonaparte (diventato poi Bonaparte). La seconda metà del '700 era "affollata" da personaggi straordinari ne voglio citare solo qualcuno di cui mi ricordo.
Adam Smith, pubblicò nel 1752 la prima edizione dei Teoria dei sentimenti morali e poi nel 1776 la più famosa Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni. Un anno dopo Thomas Jefferson, nato nel 1743 fu il principale autore della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Mozart, nato nel 1756 era già famoso in tutta l'Europa e aveva tenuto concerti nelle principali capitali europee da Vienna a Parigi. Ma anche il grande Franz Joseph Haydn un po’ più anziano di Mozart era musicista famoso e assai prolifico.
Come non ricordare i grandi "Illuministi" da Voltaire a Rousseau.
Ludwig van Beethoven nasce nel 1770. Il grande matematico Pierre Simon Laplace nasce nel 1749.
Dei tanti personaggi di oggi ce ne ricorderemo tra 250 anni? Ai posteri l'ardua sentenza

giovedì, agosto 01, 2019

Greta Thunberg non mi sei simpatica


Greta Thunberg non mi sei simpatica per tre motivi.
Primo motivo.
È importante tenere conto di quanto è successo nel mondo negli ultimi 150 anni. Questo periodo temporale riguarda solo 4 generazioni: mio nonno nato nella seconda metà dell'800 (1883); mio padre, nato nel 1921; il sottoscritto nato nel 1954; mio figlio nato nel 1984. La popolazione mondiale del 1880 era di poco superiore al miliardo e mezzo. Vi consiglio di andare sul sito https://ourworldindata.org/world-population-growth troverete dei grafici interessantissimi che riguardano l'andamento demografico. Ci sono voluti 125 anni per passare da un miliardo di persone (1803) a due miliardi (1928). Basteranno solo 49 anni per passare dai 4 miliardi di persone del 1975 agli 8 miliardi del 2024. Riflettiamo su questi numeri per capire come sia impossibile immaginare che una tale crescita, una pressione antropica così forte non abbia conseguenze sul pianeta.
Ma torniamo alle 4 generazioni. Quella di mio nonno ha visto la nascita delle più grandi innovazioni tecnologiche di cui "godiamo" in questi anni, mezzi tecnici che possiamo considerare maturi. Ne cito alcuni: la radio, l'areoplano, i motori sia termici che elettrici, la pasteurizzazione, mi rendo conto che l'elenco è parziale forse basterebbe andare su internet per soddisfare queste curiosità. A cavallo di 800 e 900 grandi scoperte, ma anche tanti drammi. Le società non erano pronte e i contrasti tra le nazioni sono stati alla origine di guerre devastanti. Purtroppo, la Seconda guerra mondiale è stata la drammatica continuazione della Prima. La generazione di mio padre (la seconda) ha detto no alla guerra. Quando i tre grandi, Churchill, Stalin e Roosevelt decisero nella conferenza di Teheran del novembre 1943 che bisognava garantire all'Europa almeno 50 anni di pace è sembrato "naturale" accettare anche alcune forzature come la divisione del mondo concepita dai vincitori, blocco comunista, economia di mercato in occidente, nascita del Mercato Comune Europeo. La mia generazione è stata quella della grande crescita demografica e ricordo perfettamente le grandi emergenze "alimentari" come quella del Biafra oppure le grandi carestie di India e Cina. Per quest'ultima bisogna ricordare la follia ideologica di Mao che costringeva tutti a lavorare nelle comuni agricole con risultati devastanti. I dati FAO riportano come nel 1961 con una popolazione mondiale di 3,5 miliardi di persone ben 900 milioni era sottoalimentate. La mia generazione ha affollato le facoltà di agraria e i risultati non sono certo mancati tanti tecnici sono stati in grado di applicare le innovazioni tecnologiche all'agricoltura, dalla genetica alla meccanizzazione, i fitofarmaci hanno permesso l'incremento delle rese produttive e al tempo stesso la riduzione dell'impiego di fattori produttivi (incremento esponenziale della produttività). Nel 2018 la popolazione mondiale supera i 7,5 miliardi di persone ma i sottoalimentati sono "solo" 800 milioni (dati FAO). Considero tutto questo un successo incredibile. Tanti sono ovviamente i fattori che hanno permesso questo traguardo ma con orgoglio affermo che abbiamo saputo "lavorare" bene. Mio figlio ha la pancia piena. Ha altri problemi ma non certamente quello di doversi procurare il cibo. Per queste ragioni non mi sento colpevole delle accuse che mi rivolge l'inespressiva e glaciale Greta.
Secondo motivo.
La salvaguardi dell'ambiente fortemente condizionata dalla antropizzazione, dalla crescita economica in molti casi tumultuosa e disordinata, necessità l'adozione di strategie di lungo periodo che vanno ben oltre il 2040-2050 quando sul pianeta saremo in oltre 10 miliardi.
Greta, non chiedere alla mia generazione quello che dobbiamo fare per garantire il tuo futuro. È compito tuo, la generazione di mio figlio, trovare le "soluzioni". Quello che dobbiamo fare noi è metterci da parte.
Quello che posso dirti è che non credo in modelli tipo "decrescita felice" e renderti cosciente delle difficoltà che potrai incontrare. Nel passato sono stati fatti errori (vedi Cina ai tempi di Mao) e fanne tesoro. La mia generazione ti può offrire e ti mette a disposizione una "cassetta degli attrezzi" ben fornita e potrai senz'altro trovare un "attrezzo" da migliorare e innovare che ti permetterà di risolvere i problemi attuali e quelli fututri. Sarai comunque tu e la tua generazione che dovrà assumersi delle responsabilità. È troppo facile "scaricarle" sulla mia generazione.
Terzo motivo.
Non dobbiamo essere ingenui. La tua partecipazione ai grandi consessi mondiali è stata possibile per il grande effetto mediatico possibile dall'utilizzazione dei "social" (guarda caso realizzati da quelli nati negli anni 50-60!) e senza dubbio da un ufficio stampa fatto da persone che ti circondano e forse ti "usano". Possiamo sapere di quante persone è fatto il tuo staff? Quanto costa? Ricevi compensi per questo tuo agire? Andrai nel continente americano a bordo una barca a vela ipertecnologica, mica a bordo di una caravella come quella che ha usato Colombo. Se dovesse succedere qualche inconveniente, guasto tecnico, condizioni meteo avverse ecc. sarai soccorsa utilizzando grandi mezzi che sono il frutto di tutte quelle tecnologie di cui ho parlato e i costi "ambientali" per salvarti sarebbero per maggiori di quelli di un volo su di un nuovissimo A380. Pensaci.

domenica, luglio 28, 2019

Onore a Oscar Fulvio Giannino


Radio 24 emittente radiofonica del "Sole 24Ore" non ha rinnovato il contratto al suo più illustre giornalista economico. È stata messa a tacere una delle poche voci che giornalmente ci riferiva, in modo documentato e impeccabile la reale situazione nella quale si trova la società italiana.
Ricordiamoci che l'economia è scienza sociale e quindi riflette i comportamenti dell'uomo nelle sue relazioni economiche ovvero tutte quelle che riguardano lo scambio di beni e servizi. Le nostre relazioni possono essere individuali, ma spesso ci rapportiamo con una comunità. Ad esempio, l'imprenditore nello stipulare un contratto di lavoro con un dipendente fa spesso riferimento al "contratto collettivo".
La pubblica amministrazione è l'istituzione che al momento ha il maggior impatto sulle relazioni di tipo collettivo e quindi è quella che in un momento come questo condiziona e influisce sulla maggior parte delle relazioni economiche tra i singoli individui.
Oscar Giannino ogni giorno ha messo in evidenza le contraddizioni e la mancanza di principi etici di chi giornalmente con le proprie scelte condiziona la nostra esistenza.
Non tutti i "peccati" sono attribuibili alla PA, anche società piccole e grandi, avendo come punto di riferimento la gestione della "cosa pubblica" e i relativi politici, cade nella tentazione di comportamenti autoritari e lesivi dei principi di uguaglianza e libertà.
Oscar Giannino, quotidianamente, e in modo impeccabile ha denunciato quanto "non funziona". La sua non è mai retorica fine a sé stessa e il suo obiettivo è sempre stato quello criticare ma al tempo stesso farci capire che nella grande varietà e molteplicità dei pensieri ci sono e si possono trovare soluzioni.
La trasmissione "La versione di Oscar" era, su aspetto, un vero e proprio esempio virtuoso.

Spero che l'informazione italiana non perda la voce, stridula, ma forte e penetrante di Oscar ed è per questo motivo che pubblicamente gli dico arrivederci.

giovedì, febbraio 21, 2019

La protesta dei pastori sardi: prima ma non ultima


Quello che sta succedendo in Sardegna è il risultato di una mancata integrazione tra componenti della filiera. Si continua a pensare all'agricoltura come di un settore nel quale il tempo si è fermato. Le trasmissioni televisive e i media ci continuano a propinare visoni bucoliche, vecchie cascine, antiche ricette, preparazioni alimentari di un tempo, ma se guardate bene certe immagini e avete un minimo di cognizioni igienico-sanitarie vi accorgereste che non c'è nulla, anche minimamente, che rispetta le più banali norme nella preparazione degli alimenti.
In questo contesto si continua a pensare e ad agire per comparti stagni, chi produce, chi trasforma, chi vende e chi consuma.
I politici si sono affrettati a trovare una soluzione "politica" e non si sono certo dilungati in una analisi "costi – benefici" oggi tanto di moda. Per far si che il prezzo del formaggio permetta una remunerazione del latte si interviene ritirando dai magazzini, che sono pieni, una certa quantità di formaggio.
Per chi ha un minimo di conoscenze di come funziona un mercato sa che si tratta di un provvedimento tampone. O prima o dopo quel formaggio dovrà essere venduto, mica si può conservare in eterno. Le forme di pecorino non sono lingotti d'oro !!!
Se vi è stato un eccesso di produzione di latte la si dovrà ridurre, più facile a dirsi che ha farsi. Chi deve rinunciare alla produzione? In che modo? Forse è meglio se "escono" dalla produzione le aziende meno efficienti. È facile dire che il prezzo del latte deve essere pari ad un Euro, così c'è profitto per tutti, ma ci sarà l'allevatore che ha un costo di 80 centesimi e quello che lo ha di 99. Il primo diventa ricco e il secondo rimane dov'è !!!
Produrre di meno per incassare di più? Strana teoria. Generalmente si può produrre di meno a condizione che il prodotto ottenuto sia qualitativamente migliore, oppure si devono impiegare i fattori in modo differente. Tutte cose facili da dirsi ma poco attuabili.
La ragione per cui i politici si sono affrettati a chiudere la vertenza, e il Ministro Centinaio è volato a Bruxelles senza indugi, risiede nel fatto che di queste crisi ce ne sono parecchie latenti e possono "scoppiare" in ogni momento.
Il settore suino soffre da mesi, prezzi bassi e poco remunerativi, poi c'è "prociuttopoli", uno scandalo molto tecnico di cui solo gli addetti parlano. Ci sono centinaia di migliaia di prosciutti crudi marchiati Parma non conformi per un problema di "razza suina di provenienza".
Anche il re dei formaggi, il Parmigiano Reggiano, deve stare, come si dice "in guardia", negli ultimi anni la produzione è aumentata dell'8%. Il formaggio arriverà sul mercato tra 8-12 mesi (tenete presente del periodo di stagionatura) e se l'export diminuisce saranno dolori!!!
Nell'agroindustria ci sono tanti problemi strutturali che non si vogliono affrontare, come del resto è possibile constatare in tanti settori produttivi.
Continueremo a "piangere sul latte versato".   


venerdì, febbraio 08, 2019

Pensiero del mattino

I politici che ci governato lanciano tutti i giorni proclami sul cambiamento e sui straordinari effetti che si avranno con il reddito di cittadinanza e quota 100.
In realtà nulla è cambiato e cambierà se non in peggio e a maggio dovremo votare pattandoci il naso (quando lo consigliò Montanelli erano bei momenti) chiudendo gli occhi e mettendo la cera negli orecchi.
Ma come abbiamo fatto a finire così in basso !!!!

sabato, febbraio 02, 2019

Due decisioni politiche differenti, un unico obiettivo: si va verso una dittatura?


Il titolo vi sembrerà un po’ forte ma analizziamo le due decisioni alle quali mi riferisco.
La prima. Salvini in pochi giorni fa una inversione di 180° sulla posizione da tenere nei confronti dei giudizi che lo accusano. In un primo tempo si dice pronto ad accettare il processo per dare prova della sua innocenza e correttezza degli atti compiuti, poi ci ripensa e ritiene opportuno di non sottoporsi a giudizio, preferisce il verdetto che gli dà il popolo. Infatti, chi lo sostiene è il Presidente del Consiglio, ovvero l'avvocato del popolo, altro sostenitore è Di Maio, colui che con il reddito di cittadinanza è l'amico del popolo, e infine per ultimo Toninelli, che non avendo idee proprie si fa bello (è un eufemismo) con quelle degli altri. Non è ancora arrivato il momento di una prova di forza nei confronti della magistratura che mio parere è l'unico vero potere "forte" che rimane al momento in Italia. Apro una parentesi, gli industriali hanno ben poca voce in capitolo, vedi le decisioni prese dal governo, le famigerate multinazionali sono inebetite e appena possono coprano i nostri marchi e poi fanno business all'estero, quindi non mi sembra proprio che queste lobby siano in grado di influenzare l'attuale contesto politico istituzionale.
La seconda. Il nostro ministro degli Esteri su indicazione del premier Conte ha posto il veto alla intesa di un appoggio Europeo al Presidente ad interim Guaidò. Si motiva la decisione facendo riferimento al fatto che a decidere devono essere i venezuelani con "libere elezioni". Questa soluzione viene "spacciata" dal M5S come una "terza via" una sorta di neutralità ad altro profilo democratico per il grande rispetto che si ha nei confronti della sovranità popolare. Questa posizione di fatto favorisce Maduro che da sempre si proclama Presidente del popolo. Guaidò è infatti Presidente del Parlamento. L'attuale costituzione venezuelano di fatto ha svuotato l'Assemblea Nazionale (il parlamento) di qualsiasi effettivo potere.
Il continuo richiamo al popolo come un unico soggetto al quale si deve rispondere e per il quale si agisce è pericolosissimo. Maduro piace al M5S stelle perché ha instaurato un modello che condivide. Potere concentrato in un capo, annullato il ruolo del Parlamento.
Il M5S inserisce nel suo modello di governo norme per la partecipazione diretta ma sappiamo bene quanto questa sia concretamente difficile da realizzare. Questa forma di democrazia si potrebbe applicare in ambiti locali, esempio comune o al massimo regione, su questioni specifiche. Fare spesso riferimento alla Svizzera è fuorviante.
Anche la Lega aspira ad instaurare un modello politico che vede concentrati i poteri nel leader. Su questo aspetto si prosegue nella liea tracciata da Berlusconi e dal "Presidenzialismo" voluto dalla Meloni, anche se nulla si è poi concretizzato.
La sinistra ha provato un approccio leaderistico con Renzi ed è stato un disastro.
Concludo che in questa fase politico-sociale l'idea di un uomo forte al comando piace.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio, stanno giocando una rischiosa partita perché entrambi aspirano a questo ruolo. Non gliene importa nulla dei pensionati e dei migranti o di quelli senza reddito ciò che vogliono è creare, ognuno a suo modo, le condizioni per poi "calare la scure", ovvero costringere l'elettorato ad una scelta e al tempo stesso affidare il potere indiscusso e incondizionato al vincitore.
Questa è o sarà la dittatura.

mercoledì, gennaio 23, 2019

Impariamo dalla Cina


Ieri mattina ho avuto visto, per caso, un interessante documentario sulla Cina, sul canale di RAI Storia. Se fate clic qui avrete la possibilità di vedere l'intero documentario.
In modo un po’ artigianale ne ho tratto una sequenza che dura qualche minuto e lo potete trovare su YouTube, cliccate qui

Ascoltate bene le parole dell'anonimo operaio della acciaieria, sarà anche stato istruito, forse anche indottrinato, ma in ogni caso come non rimanere sorpresi dalle sue affermazioni.
Sintetizza efficacemente che la Cina passando da una economia pianificata ad una economia di mercato ha dovuto modificare il proprio modello di crescita e sviluppo. Questo cambiamento da provocato anche dei sacrifici, compreso quello del licenziamento di molti operai. Il licenziamento non è di per sé negativo perché ci si deve impegnare a trovare un nuovo lavoro o a mettersi in proprio e tutto ciò genera sviluppo. Fare un nuovo mestiere vuol dire dare inizio ad una nuova vita e solo così la società può progredire.
Cosa ne dite di proporre uno scambio, noi diamo Di Maio ai cinesi e ci prendiamo questo signore e con buon diritto lo facciamo ministro.

venerdì, gennaio 11, 2019

Una pubblicità significativa


Alcuni giorni fa sulla rete televisiva LA7 è andato in onda uno spot televisivo della cooperativa lattiero casearia Bayerland. Dura 30 secondi e vale la pena vederlo, lo trovate all'indirizzo https://youtu.be/WBNcjJajLZ4.
Vengono pubblicizzati in modo allegro tutti i principali prodotti del colosso lattiero caseario della Baviera. Ha un fatturato di oltre 800 milioni di euro ed esporta i propri prodotti in oltre 40 paesi. Per ca, 28 secondi lo spot, ben fatto, procede come tanti ma alla fine ecco la frase "geniale" che viene detta e scritta in sovraimpressione "Dalla Baviera, formaggi buoni senza confini".
Il mondo è globale e i prodotti sono "global" o "glocal" perché mettere confini è come far tornare indietro la storia.
Mi spiego. Per me sono "global" ad esempio un telefonino, una automobile, una macchina robotizzata perché sono fatti da un innumerevole quantità di componenti che sono stati sviluppati e realizzati in qualunque parte del mondo, dopo di che vengono assemblati e etichettati. Questi prodotti, l'elenco può essere lunghissimo, vengono scelti per la loro qualità. Solo se soddisfano le esigenze del consumatore sono acquistati, utilizzati e consumati. Quello che prevale e che viene valutato dall'utilizzatore sono le qualità intrinseche del prodotto indipendentemente da dove sono stati prodotti i singoli componenti. Sono "glocal" quei prodotti che si ottengono con materie prime o componenti realizzati in un ambito territoriale definito e ristretto ma che per le loro caratteristiche peculiari sono venduti e commercializzati in tutto il mondo.
La frase finale dello spot concretizza e sintetizza tale concetto: in Baviera, località, si producono formaggi che sono buoni, ed è questa la ragione per cui sono venduti e consumati in tutto il mondo.
In termini di principio sono contrario al Made in Italy perché è quello che genera l'Italian sounding. Sbandierare l'italianità delle nostre produzioni è sbagliato, il prodotto non deve essere identificato da un bollino, una bandierina tricolore, ma dalle sue caratteristiche intrinseche che ne fanno un prodotto unico e inimitabile.
Pensare e credere che i prodotti sono buoni e di qualità solo perché ottenuti in una zona, in un'area confinata è anacronistico. Una Ferrari o una Lamborghini sono uniche perché hanno caratteristiche inimitabili.
Dobbiamo fare lo stesso con le nostre produzioni agroalimentari, se vengono "taroccate" è perché il consumatore non percepisce o non è in grado di valutare la differenza con "l'originale".
I prodotti se sono di qualità non hanno "confini" ne ha senso metterne soprattutto per chi, come nel nostro caso, per sviluppare il comparto e produrre ricchezza è fortemente orientato all'esportazione.


martedì, gennaio 01, 2019

Primo post dell'anno, addio alla democrazia.


Il 2018 è finito con l'approvazione, scontata, della legge di bilancio. Il parlamento è stato per l'ennesima volta privato del suo ruolo fondamentale, come teorizzato negli stati democratici, che è quello di rappresentare il popolo. Dal 4 marzo è apparso sempre più chiaro che il potere esecutivo (Governo) intende esercitare anche il potere legislativo (proprio del Parlamento, e salvo situazioni eccezionali), sono infatti due gli slogan che si alternano, quello di "governo del cambiamento" e "governo del popolo". Tra le affermazioni di Beppe Grillo dopo il 4 marzo c'è anche quella nella quale dice che i parlamentari si potrebbero estrarre a sorte, perché la loro funzione è solo quella di schiacciare un bottone sulla base delle indicazioni ricevute dai "capi". Alla faccia del fondamentale principio della autonomia e indipendenza dei tre poteri fondamentali dello Stato, quello esecutivo, legislativo e giudiziario.
Alla votazione sulla fiducia al governo mancavano all'appello 10 deputati del M5S, e ieri ne sono stati espulsi 2 ai quali si sono aggiunti 2 senatori. Il movimento / partito si sostituisce al giudizio degli elettori, scherziamo?!!! e questo dovrebbe essere un movimento democratico? Ne dubito fortemente.
I leader politici al governo enfatizzano i contenuti di questa manovra economica e finanziaria ma basta un dato per capire che ci stanno prendendo in giro.
La legge ipotizza il rapporto deficit PIL al 2,04 %.
Questo numero viene sempre espresso in positivo ma il significato è profondamente negativo.
Il deficit è la differenza tra quanto entra e quanto esce dalle casse dello Stato, ovvero le uscite sono maggiori delle entrate, quindi si registra una perdita.
La perdita ammonta al 2,04% rispetto alla ricchezza prodotta dalla nazione nel 2019. Nel 2018 il PIL italiano è stimato in ca. 1.745 miliardi di euro. Per farla breve e con un calcolo banale vuol dire che il disavanzo del bilancio dello Stato è pari a oltre 35 miliardi di euro. Questi sono soldi che "qualcuno" deve "prestare" allo stato. Pensate che Di Maio si vanta di "aver" trovato i soldi e Salvini ci racconta la frottola di aver "restituito" agli italiani 20 miliardi di euro.
Il disegno strategico di questo governo è tutto un azzardo: la spesa assistenziale che diventa fattore di crescita (cosa che non si è mai verificata in un'economia di mercato); la vittoria dei partiti populisti alle europee di maggio per annullare il controllo della UE sulle politiche economiche nazionali, ma nessuno dei leader politici europei amici di Salvini e Di Maio sono disposti a mettere a rischio la stabilità dell'euro per dar seguito alle politiche economiche dissennate del nostro governo; la mancanza totale di una forza alternativa a questo governo.
L'unica minaccia a questo esecutivo potrebbe venire dai parlamentari giallo verdi nel caso in cui i risultati dell'azione di governo si dovesse dimostrare catastrofica nel giro di pochi mesi. Calo del PIL, aumento della disoccupazione, crollo degli investimenti spread sopra quota 400. Si tratta di uno scenario inquietante e nessuno può auspicarlo ma non può essere scartato.
Ci attende un 2019 veramente difficile.