L'altro ieri l’Istat ha diffuso il conto trimestrale della Pubblica
amministrazione.
Nell’ultimo trimestre la pressione fiscale ha raggiunto il
52% sul PIL.
Se si considera l’intero anno la pressione è pari al 44%.
Dal sito dell’Istat è possibile scaricare la serie storica
di questa rilevazione statistica nel 1999 la pressione fiscale annuale era di
41,9, in pratica si tratta di 2 punti percentuali un dato molto rilevante.
Se si prende come anno base il 1999 e lo si confronta con il
2012 il PIL aumenta mediamente all’anno del 2,56%, mentre le entrate della PA
aumentano, sempre nello stesso periodo, del 2,84% e le uscite del 2,96%
Non bisogna certo essere dei premi Nobel dell’economia per
capire che così le cose non possono funzionare. Si cresce poco, ma soprattutto
le spese sono aumentate più delle entrare.
Mi sono “divertito” ad associare alla serie storica i
governi che si sono succeduti. Dal 1999 ci sono 56 trimestri, di questi 18 sono
stati governati dalla sinistra (10 dai governi D’Alema e Amato e 8 dal II
Governo Prodi); gli ultimi 4 trimestri sono etichettati Mario Monti, come
vogliamo definirlo? di destra o di sinistra, in ogni caso 34 trimestri sono
etichettati Silvio Berlusconi.
Nel 2012 la spesa della PA ammonta a poco più di 792
miliardi di euro (792,504 per l’esattezza), abbiamo pagato interessi per 10,7
%, ovvero 84,7 miliardi di euro.
Non ci crederete, ma analizzando la serie dal 1999 al 2012 l’incidenza
% degli interessi sulla spesa è stata anche più elevata. Nel periodo 1999-2004,
quindi governo D’Alema, Amato e Berlusconi poi, l’incidenza annua è stata di
ben il 13,8%.
Arrivare al pattuito “pareggio di bilancio” mancano 40
miliardi di euro.
Non sono pochi anche perché a questo punto ci siamo arrivati
per le folli scelte di governo di Berlusconi e Tremonti che nel 2009 sono
riusciti a creare un deficit di bilancio di ben 82 miliardi di euro. Questo risultato
drammatico è il frutto della sua sciagurata “vittoria” su Prodi il quale con
sacrifici non indifferenti nel 2007 aveva portato il deficit a 24 miliardi di
euro.
Berlusconi e Tremonti hanno totalmente sottovalutato la
crisi economica, se avessero introdotto immediatamente correttivi sul fronte
della spesa oggi non ci troveremmo in questa situazione disperata.
Oggi, in un contesto molto più difficile, rimettere in sesto
la macchina dello Stato vuol dire fare economie per almeno 40 miliardi di euro
all’anno.
La domanda se la pongono tutti è ovvio, ma come si fa?
Aumentare le tasse o i contributi è pura follia.
Si dice il costo della politica, parliamo di 2-3 miliardi al
massimo, non è poco ma non risolve il problema.
I tagli, è impopolare dirlo, si possono fare solo ed esclusivamente
su due voci di spesa ovvero sui consumi intermedi e sulle prestazioni sociali.
Consumi intermedi vuol dire “servizi”. Quelli erogati dallo Stato
costano molto e sono inefficienti. Lo Stato e gli enti territoriali devono
cedere la gestione di tanti servizi, altro che TARES. L'abolizione delle Province è inevitabile, così come il ridimensionamento delle funzioni delle regioni che hanno gonfiato i costi di un apparato amministrativo già inefficiente.
Lo stato dovrebbe liberalizzare, controllare e vigilare,
altro che occuparsi direttamente di certi servizi che vengono erogati a prezzi
esorbitanti con risultati “scandalosi”. Controllare e vigilare non vuol dire
più burocrazia ma entrare nel merito di come si erogano i servizi e con quali
risultati.
Da noi è sufficiente un timbro su una scartoffia, ma quello
che c’è scritto sopra non importa.
Ogni burocrate si occupa per definizione degli aspetti
formali, ma nella sostanza nulla o quasi.
Capite che il cambio di mentalità è radicale.
L’altra voce è quella prestazioni sociali, cresciute a
dismisura in 13 anni sono aumentate di oltre il 4% sulla spesa totale e in
termini assoluti dai 190 miliardi a 310 miliardi. Sono 120 miliardi di euro.
Le soluzioni non sono facili vedi la figuraccia della
Fornero sugli “esodati”, inoltre si ereditano gli enormi errori del passato.
Ma anche in questo settore occorre chiedersi se la “cassa
integrazione” sia veramente uno strumento idoneo, oppure totalmente sorpassato,
perché impedisce il rinnovamento nell’apparato produttivo ed industriale.
È diventato un post lunghissimo. Scusatemi.
Concludo dicendo che lo “spettacolo” di questi giorni è
avvilente. Si fa veramente fatica a capire chi sia il più ignorante tra
Bersani, Berlusconi e Grillo.
Stiamo affondando e questi 3, nel marasma più generale, pensano di
procurarsi una scialuppa, tutti gli altri possono anche annegare !!!!