Mio figlio venticinquenne è rientrato a casa alle 5 del mattino dopo una “nottata” in discoteca. Cosa c’è di strano?, nulla.
Io e mia moglie siamo alle 8 di sera siano andati al cinema a vedere il film Brothers del regista Jim Sheridan. La trama è semplice. Un ufficiale americano innamorato della bellissima moglie, catturato in Afganistan dai talebani, è costretto ad uccidere il soldato che lui stesso aveva salvato. Per chi è mosso da un cieco fanatismo cosa c’è di strano in un forma di così crudele tortura?, nulla.
Queste due brutali, ma al tempo stesso semplici risposte ci devono far riflettere.
In un mondo globale questi due estremi non possono coesistere, lo scontro non può che essere inevitabile. La nostra civiltà occidentale non potrà mai comprendere l’integralismo mussulmano, così come la civiltà mussulmana non potrà mai comprendere la “dissolutezza” occidentale.
Il Presidente Obama ha dichiarato che combatterà i terroristi di Al Qaeda ovunque, Afganistan, Yemen e Somalia e questa decisione la condivido e la appoggio, ma al tempo stesso dobbiamo combattere una guerra interna alla nostra società contro la dissolutezza, la corruzione di principi morali, la negazione di valori etici universali.
Contro la guerra ricordo due letture, una è senza dubbio poco nota e si riferisce al saggio del 1972 di Padre Aldo Bergamaschi - Quale storia insegnare? Collana "Piccola biblioteca pedagogica", n. 26. Edizioni "Nuova rivista pedagogica", Roma, 1972. 26 pp; l’altra molto più nota e famosa fa riferimento all’epilogo del romanzo Guerra e pace di Tolstoj.
Questi due personaggi che considerano grandi pensatori si chiedono il perché delle guerre. Per Padre Aldo Bergamaschi le ragioni vanno trovate nel concetto lacerante di nazione che è totalmente contrario all’universalità del messaggio evangelico, mentre per Tolstoj le ragioni vanno ricercate nell’uomo, nei potenti in coloro che hanno la responsabilità della società.
Le guerre non risolvono i problemi ma diventano inevitabili quando le differenze tra due società, o meglio le espressioni dei modi di vivere sono troppo distanti. In tempi passati due “mondi” diversi potevano anche convivere perché ognuno poteva starsene isolato. Oggi tutto questo è impossibile e quindi lo scontro diventa inevitabile.
La nostra società deve fare assolutamente qualche cosa, non è possibile che gli anni migliori dei nostri ragazzi, il tempo migliore della loro esistenza venga buttato via in nottate passate in una discoteca. Dobbiamo chiederci perché tanta gioventù passa ore a stordirsi di alcool o musica assordante dai ritmi tribali e sincopati. Io non so formulare una risposta, ma sono certo che tutto questo non porta a nulla di buono.
La nostra società è “malata” ed i sintomi si vedono nella gioventù e come è giusto difendersi dai terroristi così dobbiamo però trovare i modi per sconfiggere un male ben più oscuro che ci corrode dall’interno che lentamente ma inesorabilmente distrugge valori etici e morali universali sapientemente sviluppati grazie all’opera di tanti uomini.
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