Ieri, 31 agosto è scaduto il termine per poter recuperare una quota (ca. il 70%) delle obbligazioni della “vecchia” Alitalia. Il Sole24Ore in un articolo dell’8 agosto stimava che sono ca. 40.000 i risparmiatori interessati all’operazione. L’ultimo atto legislativo correggeva una vera e propria ingiustizia anche perché il decreto di marzo concedeva un recupero di al massimo il 30%, inoltre non era chiaro se potevano beneficiare della operazione i risparmiatori in possesso di quote di fondi nei quali sono compresi i titoli obbligazionari di Alitalia i cosiddetti “Mengozzi bond”.
In ogni caso il risparmiatore non si illudi di entrare in possesso dei soldi in tempi brevi, se accetta le draconiane imposizioni quali rinuncia a qualsiasi successiva rivalsa, riceverà in cambio delle obbligazioni Alitalia titoli del tesoro scadenza dicembre 2012 senza cedola. A chi mai posso vendere questi titoli se ho veramente bisogno di soldi senza rimetterci ulteriormente? L’unica cosa che potrò fare è venderli “scontati” per garantire un minimo redditività all’acquirente. Scusate ma mi sembra veramente una presa per i fondelli… (questo non è un blog volgare).
Analogo “risarcimento” è concesso ai titolari di azioni Alitalia anche se ci sono limiti ulteriori se agli obbligazionisti è riconosciuto il credito sino ad un ammontare massimo di € 100.000, per gli azionisti il limite scende a € 50.000 ed viene riconosciuto un valore dell’azione di ca. 27 centesimi.
Sintetizzando le obbligazioni emesse da Alitalia per oltre 700 milioni di euro sono oggi in possesso per oltre il 60% al Tesoro e quindi per queste lo Stato non riceverà da Alitalia neanche un centesimo, la restante parte per ca. 280 milioni scontata del 30%, quindi ca. 200 milioni, verranno restituiti ai risparmiatori nel 2012.
Nel marzo del 2008 Air France era disposta a pagare 170 milioni per Alitalia e rilevandola si prendeva anche i debiti quindi i 700 milioni sarebbero stati restituiti.
È così che Berlusconi pensa di dare fiducia agli Italiani?
Le cronache di questi giorno sono impietose, il sistema dei servizi aeroportuali in Italia è pressoché al collasso. Questo sarebbe il modo per dare slancio alla nostra preziosa industria turistica.
Salvare Alitalia ci costa oltre 3 miliardi di euro, un caro prezzo per vedere il tricolore dipinto sulla carlinga di un aereo.
Sarebbe stato meglio spendere quei soldi per tutte quelle infrastrutture che permetterebbe agli stranieri di atterrare in un aeroporto e non perdere una mattina per recuperare una valigia, di essere trasportati in tempi celerei ed economici nel cuore della città altro che “Leonardo Express” o “Malpensa Express”.
Tornando al tricolore, solo una battuta.
Berlusconi ha mandato le nostre Frecce Tricolori a Tripoli ed il dittatore Geddafi voleva che il colore della scia, durante il passaggio a volo radente, fosse solo di colore verde. Dopo una tale richiesta se la parola “onore” ha ancora un senso Berlusconi avrebbe dovuto ordinare alle Frecce Tricolore l’immediato ritorno in Patria per farle “sfrecciare” sull’Altare della Patria in ricordo ed in onore delle migliaia di soldati morti nel deserto della Libia o nella steppa russa nel settantesimo anniversario dell’inizio della 2° guerra mondiale provocata dalle mire di un dittatore folle di Hitler ma anche da una democrazia imbelle.