Il Consiglio dei Ministri del 30 gennaio ha approvato un decreto leggio che, sulla base di quanto dice il Ministro Zaia, dopo 25 anni mette fine alla annosa questione delle quote latte.
Cari lettori potete andare sul sito del Governo per leggere quanto è stato detto durante la conferenza stampa.
Decine di siti riportano le frasi del Ministro peccato che del testo del decreto, nemmeno l’ombra, almeno io a tutt’oggi non sono riuscito a trovarlo.
L’iter dice che deve il testo deve essere approvato dalla Conferenza Stato Regioni e senz’altro i responsabili delle Associazioni di categoria avranno dato l’avvallo al testo e quindi un po’ di “trasparenza” sarebbe auspicabile. Il Ministro può dare delle “interpretazioni” che non coincidono esattamente on il testo della legge.
Sulla base di quanto detto e scritto voglio soffermarmi su due aspetti.
Primo. A mio modesto parere quanto affermato dal Ministro può essere fonte di un contenzioso di non poco conto. In pratica “l’aumento di quota” è destinato agli allevatori che hanno “splafonato” ovvero quelli che delle leggi e delle norme se ne sono sempre fregati e quindi perchè premiarli con una sanatoria?
Per dar corso a questa “sanatoria” non onerosa il Ministro chiede in cambio il pagamento della multa anche se dilazionata e “caricata” degli interessi.
Diciamocelo ci vuole proprio una bella “faccia tosta” a dire che questo decreto mette fine ad un contenzioso durato 25 anni.
Questo decreto, se contiene quanto affermato, è l’ennesima prova che questo paese è governato da potentati che fanno della legalità quello che vogliono.
Questo decreto è un vero e proprio affronto per tutti gli allevatori che con fatica e sacrifici hanno fatto di tutto per rispettare leggi e norme.
Secondo. Il Ministero ha preparato 5 slide per presentare il “Decreto sulle quote latte”. La seconda slide ha per titolo “Le quote latte italiane: la storia” e quanto vi è scritto è totalmente falso.
Ritengo “scandaloso” che un Ministro avvalli quanto è stato scritto.
Il Ministro nel 1984 (anno dell’entrata in vigore delle quote latte) aveva 16 anni e forse è bene che sappia che il Ministro Pandolfi non era un marziano. In quegli anni, come del resto oggi, il Ministero prende “ordini” dalle Associazioni di Categoria ed in quegli anni era la Coldiretti (leggi DC) che dava l’avvallo per questo o quel Ministro.
Come si può sostenere quello che è scritto nella slide.
Zaia non sa che l’Italia affidò all’AIA (Associazione Italiana Allevatori) nell’anno 1984 la rilevazione dei quantitativi individuali di produzione per il periodo 1982/1983.
In diverse province, spesso su indicazione delle Associazioni di Categoria, questi questionari non vennero compilati.
I questionari raccolti venne in parte elaborati dall’AIA e dalle Associazioni di Categoria. Il fatto sconcertante fu che la somma del latte “prodotto” era ben al di sotto dei dati statistici ufficiali.
Il Ministro, non potendo utilizzare i dati scaturiti dalla rilevazione dell’AIA dovette consultarsi con le Associazioni ed in una riunione venne deciso il dato (quota latte) che doveva da luogo al contenzioso che dura da 25 anni.
Il Ministro dovrebbe ben sapere che la “Quota nazionale” prevista dal regola mento del 1984 fa riferimento alla sommatoria delle produzioni dei singoli produttori e non da un dato statistico.
Ritengo che un Ministero non possa scrivere tali falsità storiche.
Temo che questo non sia solo un episodio, stiamo vivendo una situazione veramente difficile.
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