L’argomento “Dichiarazione dei redditi su Internet” ha lasciato le pagine dei giornali. È cambiato il Governo e l’exploit del vice ministro Visco è sembrato proprio una trovata per chiudere in bellezza un periodo in cui gli italiani si sono sentiti strizzati, dal fisco, come dei limoni. Visco farebbe bene a riflettere se una delle cause della sconfitta elettorale possa essere individuata nel modo con cui gli italiani sono stati trattati da un fisco sempre più piovra. In cambio che cosa abbiamo ottenuto? Nulla. Al singolo cittadino non basta dirgli: sai adesso la UE ha ritirato la procedura di infrazione per deficit eccessivo, vedi come siamo stati bravi. È comodo sbandierare successi con i soldi degli altri.
I contribuenti hanno perfettamente percepito che gli eccellenti risultati di “finanza pubblica” sono stati ottenuti con un aumento delle entrate e non con un taglio delle spese o meglio non con l’abolizione degli sprechi.
Proprio a questo riguardo espongo la mia osservazione.
La decisione di mettere su Internet le dichiarazioni dei redditi degli italiani, può essere condivisa, ma contestualmente perché non mettere su Internet i bilanci degli enti pubblici territoriali?
Possiamo iniziare da Comuni, Province e Regioni. L’ISTAT da parecchi anni pubblica i dati dei bilanci consuntivi delle amministrazioni comunali sulla base del D.P.R. 194 del 31.1.1996. Consulta i dati del 2006
Su Internet e ovviamente da un solo sito si potrebbe accedere alle singole Regioni poi alle Province e poi comune per comune.
Oltre ai bilanci sarebbe bene conoscere il reddito di questo e quel dipendente. Non lo stipendio perché il dato potrebbe essere fuorviante.
Navigando su Internet è facile trovare sui siti Web di comuni la pubblicazione dei bilanci, ma spesso non hanno una struttura comparabile e vengono messi in evidenza i dati che in qualche modo danno lustro all’amministrazione.
Lo Stato ritiene giusto rendere pubblici i redditi dei propri cittadini ?, bene, dia l’esempio pubblicando come utilizza il nostri soldi e dando analoga trasparenza.
Questo mi sembra un ragionamento semplice ma lo Stato continua ad adottare questo “sano” principio: “Forte con i deboli e debole con i forti”
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