Ho terminato la lettura dell’opera in 12 volumi. È “un insulto” volerla riassumere in poche righe eppure mi sembra importante sottolinearne l’importanza in questo diario pubblico.
Churchill, ha vissuto giorno dopo giorno tutti i drammatici eventi della seconda guerra mondiale da “attore”. In qualità di capo del Governo Britannico ha dovuto agire e reagire ad una incredibile serie di situazioni, ogni suo atto ha determinato conseguenze e reazioni, posso però affermare che ha sempre agito con la speranza di riportare la pace, la libertà, la prosperità di tutti i popoli coinvolti nel tremendo conflitto. Non sono solo i suoi scritti a provarlo ma la storia stessa, cioè i risultati delle sue azione possono essere “verificate” e testimoniate.
Di questi nove mesi di lettura poteri citare decine e decine di brani che potrebbero essere oggetto di approfondimento delle attuali vicissitudini della nostra società. Ho scritto il primo post il 6 marzo del 2007, riportando qualche brano, oggi chiudo riportando due brevi passi.
Il primo si riferisce al carattere degli americani. Nel febbraio del ‘44 le truppe britanniche incontrano non poche difficoltà per liberare
“La necessità di rafforzare le basi aeree americane in Cina sarebbe poi, a nostro giudizio, diminuita via via che l’avanzata alleata nel Pacifico centrale e dall’Australia ci avesse dato il possesso di aeroporti sempre più vicini al Giappone. Per l’uno e per l’altro ordine di motivi sostenevamo pertanto che non valesse la pena d’impiegare in tale impresa una così ingente quantità di materiali e di manodopera; (costruzione della strada da Ledo –Birmania alla Cina) non riuscimmo però mai a far deflettere gli americani dal loro proposito. La loro psicologia nazionale è tale che, quanto più è arduo un progetto, tanto più essi s’impegnano con ardore e tenacia a tradurlo in realtà. È una qualità ammirevole, sempre che il progetto sia buono[1].
Churchill per hobby faceva il pittore è proprio una pennellata significativa, in effetti quante volte gli USA negli ultimi tempi si sono buttati a capo fitto in avventure “progetti” che ritenevano buoni, ma siccome buoni non sono si vede il risultato. Mi riferisco alla guerra in Iraq, ci potevano essere ragioni concrete per farsi “sentire” in quella parte del mondo ma forse il progetto realizzato non è poi così buono ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il secondo brano è scritto nell’”epilogo” dell’opera (volume dodicesimo) e si riferisce alla Palestina, leggete questa pagina e riflettete.
Non esiste Paese al mondo meno adatto della Gran Bretagna ad un conflitto con il terrorismo. E ciò non per debolezza o codardia; ma per ritegno e virtù, e a causa del sistema di vita cui ci siamo assuefatti nella nostra isola difesa con successo. Ferito dagli assassini! in Palestina, insultato dai Paesi del Medio Oriente, e persino dai nostri alleati, non fu illogico che il Governo socialista si lavasse infine le mani del problema e, nel 1948, lasciasse agli ebrei il compito di trovare la via della propria salvezza. La breve guerra che segui, dissipò in modo drammatico la fiducia dei Paesi arabi avventatisi su una facile preda.
La contagiosa violenza della nascita dello Stato di Israele ha acuito, da allora, le difficoltà nel Medio Oriente. Io guardo con ammirazione all'opera svolta laggiù nell'edificare una nazione, colonizzando il deserto e accogliendo tanti infelici provenienti dalle comunità ebree in tutto il mondo. Ma le prospettive sono tenebrose. La situazione delle centinaia di migliaia di arabi scacciati dalle loro dimore e costretti a condurre una precaria esistenza nella terra di nessuno creata intorno alle frontiere di Israele, è crudele e pericolosa. Lungo le frontiere di Israele si susseguono gli assassini! e le incursioni armate, mentre i Paesi arabi professano una ostilità inconciliabile nei confronti del nuovo Stato. I capi arabi più lungimiranti non possono dare consigli di moderazione senza essere sommersi da vociami proteste e minacciati di assassinio. È una cupa e minacciosa scena di illimitate violenze e follie. Ma una cosa appare chiara. Tanto l'onore quanto la saggezza esigono che lo Stato d'Israele venga conservato e che questa coraggiosa, dinamica e complessa razza possa vivere in pace con i suoi vicini. Gli ebrei possono dare in questa zona un apporto inestimabile alla conoscenza scientifica, all'industriosità e alla produttività. È necessario offrir loro il modo di far ciò nell'interesse di tutto il Medio Oriente.
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